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Cronaca

Strasburgo inchioda l’Italia per violenza domestica | Storia finita in tragedia

Published by
Stefano Serrani

Bimbo di un anno ucciso a Scarperia, violenza domestica sfociata in tragedia. La Corte di Strasburgo condanna l’Italia: “Non ha protetto la vittima”.

L’Italia è colpevole della morte di un bambino di un anno ucciso davanti agli occhi della madre. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato il nostro Paese per non aver protetto una donna e i suoi figli dalla violenza domestica finita in tragedia. I fatti risalgono al settembre del 2018, quando a Scarperia, in provincia di Firenze, Niccolò Patriarchi uccise a coltellate il figlio di un anno, ferì in maniera grave la convivente e aggredì l’altra figlia.

Strasburgo condanna l’Italia: non ha protetto una donna e i suoi figli | Violenza domestica finita in tragedia

In carcere c’è Patriarchi, condannato a 20 anni di carcere ma responsabile di questo massacro è l’Italia, secondo quanto stabilito dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, a cui ha fatto ricorso l’avvocato Massimiliano Annetta di Firenze, legale di parte civile della vittima. “I Procuratori – si legge nella sentenza – sono rimasti passivi di fronte ai gravi rischi che correva la donna e con la loro inazione hanno permesso al compagno di continuare a minacciarla e aggredirla. Per questo motivo lo Stato dovrà versare alla donna 32mila euro per danni morali.

La sentenza della Corte di Strasburgo: violazioni dello Stato italiano

A presentare ricorso è stata Annalisa Landi, la mamma del bambino ucciso. La donna sosteneva che lo Stato italiano avesse violato il diritto alla vita, suo e dei suoi figli. Prima della tragedia la Landi era stata aggredita altre tre volte dal compagno. Nel novembre del 2015, nel settembre 2017 e nel febbraio 2018.

La sentenza della Corte di Strasburgo: violazioni dello Stato italiano

Nonostante  le diverse denunce sporte e l’indicazione di un esperto che indicava la pericolosità del convivente dovuta alle patologie di cui soffriva, durante l’inchiesta non venne presa alcuna misura per mettere in sicurezza la donna e i due figli.

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Il quarto attacco, quello fatale, risale al settembre del 2018 quando Patriarchi “era stato disturbato dal rumore causato dal suo figlio e da una telefonata arrivata alla donna”. L’uomo aveva aggredito prima la figlia, poi la convivente “pugnalandola al viso e al corpo”. A quel punto si sarebbe scagliato contro il figlio di un anno, pugnalandolo più volte fino ad ucciderlo. Nella sentenza i Giudici stabiliscono che le autorità avevano il dovere di effettuare immediatamente una valutazione dei rischi circa possibili ulteriori violenze da parte dell’uomo e prendere le misure necessarie a prevenirli.

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