Dopo 32 anni dall’omicidio di Simonetta Cesaroni, avvenuto a Roma in via Poma, il 7 agosto 1990, si riapre uno spiraglio e un nuovo impulso alle indagini. E la famiglia della ragazza scende di nuovo in campo.
In 32 anni, da quel 7 agosto in cui il corpo di Simonetta Cesaroni venne ritrovata senza vita uccisa da 29 coltellate nell’appartamento di via Poma dove lavorava, tanti sono stati i sospettati e le ipotesi su cosa fosse successo. Ma non è mai stato trovato un colpevole.
Ora, dopo così tanto tempo e un lungo processo che aveva scagionato l’ex fidanzato dell’epoca della ragazza, si torna al punto di partenza. Secondo quello che ha scritto qualche giorno fa Il Foglio, la pm Ilaria Calò, che già indagò anni fa e sostenne l’accusa contro il fidanzato della ragazza, Raniero Busco, ha riaperto le indagini interrogando vari testimoni, tra cui alcuni funzionari di polizia che indagarono all’epoca. E altri saranno interrogati nei prossimi giorni.
Ma cosa è successo in tutto questo tempo, e perché persone già ascoltate anche durante il processo, sono state chiamate per un nuovo interrogatorio? La risposta ha cercato di darla il Foglio, raccontando che ora le indagini si stanno concentrando su una persona che era già comparsa nell’indagine nei giorni successivi alla scoperta dell’omicidio, e che fu sottoposta a diversi interrogatori.
Secondo i recenti accertamenti della pm, il sospettato avrebbe sempre mentito sia sui suoi spostamenti sia sul fatto di aver conosciuto la vittima.
All’epoca, sarebbe stato aiutato e coperto, dalle bugie del portiere del palazzo di via Poma, Pietrino Vanacore, che fu arrestato dopo il delitto e poi rilasciato, e si era poi suicidato nel 2010, pochi giorni prima di deporre in Corte d’assise.
Oggi si viene a sapere che la nuova apertura delle indagini, è nata da un esposto presentato nelle scorse settimane dai familiari di Simonetta Cesaroni che lo hanno presentato, come scrive Repubblica, dopo una segnalazione che l’ex funzionario della squadra mobile, Antonio Del Greco, ha raccolto e girato alla famiglia Cesaroni: “Riguarda un alibi che non è più così ferreo come era prima“, ha detto l’ex poliziotto.
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L’ipotesi di reato è omicidio volontario contro ignoti. I pm di Roma hanno delegato le forze dell’ordine per compiere accertamenti. Un’ennesima volta per uno dei casi più intricati della cronaca italiana che presto arriverà anche alla Camera dei deputati.
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