Claudio Amendola a Free.it racconta i Cassamortari: “Riscattare il tabù del trapasso…”

Claudio Amendola, anche regista, torna dietro la macchina da presa con la sua ultima fatica è “I Cassamortari”. L’attore italiano ne ha parlato ai microfoni di  Free.it .

Claudio Amendola torna sul grande schermo. L’attore e regista italiano dirige un nuovo film che è fatto per il cinema ma viene trasmesso in piattaforma: sarà disponibile dal 24 Marzo su Prime Video. “I cassamortari”, l’opera nasce da un sodalizio – quello con Francesca Neri – che vede l’interprete e regista coinvolto anche emotivamente. Sul piano professionale il risultato è un’opera irriverente, godibile, leggera ma anche con un alto tasso di riflessione.

Amendola cassamortari
Claudio Amendola parla del suo ultimo lavoro a Free.it (ANSA)

Sembra quasi una Commedia d’altri tempi, ci sono anche influenze Monicelliane, in particolare nell’approccio che i differenti personaggi in campo – da Lucia Ocone a Piero Pelù, passando per Massimo Ghini e Gianmarco Tognazzi – hanno con la morte. Tutto questo è stato oggetto di indagine e discussione da parte del regista romano che ne ha parlato ai nostri microfoni in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’opera.

Claudio Amendola a Free.it: “I Cassamortari per riscattare il tabù del trapasso”

Cosa l’ha spinta a cimentarsi con questo mondo – quello legato al trapasso – in maniera irriverente?

“L’idea è nata insieme a Francesca (Neri n.d.r.) qualche anno fa, poi è stata sviluppata con calma e tempo perchè mi divertiva capire cosa si celasse dietro a un argomento così controverso e dibattuto come quello della morte. C’è veramente di tutto dietro e una serie di opportunità in merito a quelli che io un tempo chiamavo becchini, ma poi ho scoperto che si offendono giustamente”.

Amendola Prime Video
L’attore racconta a Free.it l’esperienza sul set del suo ultimo lavoro (ANSA)

“Soprattutto nel mondo degli animali, ci sono diverse accortezze e possibilità riguardo al trapasso che rendono questo versante interessante anche dal punto di vista cinematografico. Abbiamo lavorato a stretto contatto con la famiglia Taffo – che conoscete benissimo – per essere completamente dentro questo settore conosciuto spesso solo superficialmente”.

Lei, da regista, si è confrontato sempre con i lungometraggi ma da quel che si legge si sta cimentando anche con la serialità. Presto un suo lavoro in tal senso. Pensa che sia meglio una serie o un lungometraggio per sviluppare l’analisi e la parabola dei personaggi?

“Sicuramente con un lungometraggio non riesci ad addentrarti troppo nei singoli elementi e non puoi riuscire a dare completamente il tratto desiderato perchè devi occuparti di più aspetti insieme. Nella serie è completamente diverso e, magari, puoi concederti qualche attenzione in più”.

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Cambia qualcosa sul piano della direzione?

“A livello lavorativo, per me, è assolutamente la stessa cosa: ci metto sempre lo stesso rispetto, la medesima cura e abnegazione. Faccio il regista fondamentalmente per due motivi, anzi tre: uno è perchè mi diverte molto, il secondo è perchè soddisfa completamente il mio ego che è smisurato. Terzo perchè non perdo più tempo con la maggior parte dei registi che fanno, specialmente in televisione, girare di tutto e poi non montano niente”.

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