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Cronaca

Omicidio Willy, lettera dal carcere di Gabriele Bianchi “Non l’ho toccato…”

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Stefano Serrani

Omicidio Willy, parla Gabriele Bianchi, uno degli imputati per la morte del 21enne capoverdiano ucciso a Colleferro la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020. La lettera inviata ad Adnkronos: “Io dipinto come un mostro, non ho toccato Willy nemmeno con un dito”.

Omicidio Willy, lettera dal carcere di Gabriele Bianchi “Non l’ho toccato…”

E’ uno degli imputati, insieme al fratello Marco e a Francesco Belleggia per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne capoverdiano ucciso la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro. Gabriele Bianchi racconta la sua verità, e lo fa scrivendo una lettera all’Adnkronos, dal carcere di Rebibbia dove è recluso da 17 mesi.

Non ho toccato Willy nemmeno con un dito. L’unico vero responsabile della morte di quel ragazzo pieno di vita è Francesco Belleggia, scrive Bianchi in una grafia elementare. “E’ stato lui a scatenare la lite quella notte – prosegue –  lui a colpire Willy con un calcio al collo quando era in ginocchio, in procinto di alzarsi. Lui, ancora, a negare le sue responsabilità mentre nella sala d’aspetto dei Carabinieri lo incalzavamo e ci faceva cenno di star zitti. Ancora lui, paradossalmente, il solo di noi quattro, a trovarsi dal primo momento ai domiciliari, precisa.

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Omicidio Willy, Gabriele Bianchi: “Io dipinto come un mostro assassino”

Omicidio Willy, Gabriele Bianchi: “Io dipinto come un mostro assassino”

In quattro fogli Bianchi racconta come è cambiata la sua vita da da quella notte di settembre del 2020, le giornate in carcere e il tempo che sembra non passare mai: Sono ormai 17 mesi che vivo da recluso in carcere, dopo 11 mesi passati in isolamento. Mesi che sono sembrati anni, giorni interminabili scanditi unicamente da una doccia e un’ora d’aria in cunicoli di cemento armato, spiega Bianchi.

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Diverse richieste al Giudice e alla direttrice del per poter accedere alla sala comune, tutte rispedite al mittente per il timore di problemi con gli altri detenuti: Sono stato dipinto come un mostro assassino, ho assistito inerme alle bugie e agli insulti di cui persone sconosciute invadevano i profili social, mio e di mio fratello. E’ orribile vedere essere accusato di un crimine che non abbiamo mai commesso, conclude.

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