Altri guai colpiscono la Casa Reale inglese. Dopo il principe Andrea, arriva un’inchiesta addirittura sull’erede al trono, il Principe Carlo
Si è conclusa, si fa per dire, la vicenda del principe Andrea, che pur di non finire come imputato in un tribunale americano, ha patteggiato. A solo 24 ore di distanza, un altro Windsor è nei guai. Si tratta addirittura dell’erede al trono, il Principe Carlo. Scotland Yard ha infatti appena annunciato l’apertura di un’indagine formale di polizia, sulla “Prince of Wales Foundation“, la fondazione benefica che fa capo all’erede al trono Carlo.
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L’inchiesta, ad onore del vero, non riguarderebbe vicende personali del primogenito della Regina, ma toccherebbe un ex alto funzionario della fondazione, che in passato era stato anche il valletto personale di Carlo. Questo si era era dimesso dall’incarico, dopo l’accusa di aver promesso onorificenze reali, e la concessione della cittadinanza britannica, ad un ricco donatore saudita.
Michael Fawcett, questo il nome dell’ex Ceo della fondazione, era stato costretto lo scorso anno a dimettersi per aver agevolato ingenti somme di denaro da parte del tycoon saudita, Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz, che come controparte gli aveva chiesto, e ottenuto, aiuto per avere la cittadinanza britannica e un’onorificenza reale.
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I fatti risalirebbero al 2016, ma solo lo scorso anno si era cominciato a far luce sull’accaduto. Scotland Yard ha diffuso oggi un comunicato: “La decisione fa seguito alla valutazione di una lettera del settembre 2021 riguardante i resoconti dei media, secondo cui erano state fatte offerte di aiuto per garantire onorificenze e cittadinanza a un cittadino saudita“.
A quando si apprende quindi, gli agenti dello Special Enquiry Team stanno collaborando con la fondazione del principe, dalla quale hanno ricevuto diversi documenti, inclusi quelli riguardanti un’inchiesta indipendente sulla raccolta fondi da parte dell’organizzazione. Al momento non sono stati compiuti arresti, e nemmeno interrogatori formali da parte della polizia. Interrogati i vertici della fondazione, hanno risposto che al momento: “sarebbe inopportuno commentare ora mentre c’è un’indagine in corso“.
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