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Opinioni

Quirinale, politologo Campi a Free.it “Trattativa incartata, partiti dimostrano limiti. Credo che…”

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Bianca Senatore

Quarta chiama per il Quirinale. Doveva essere la giornata risolutiva e invece ancora nulla di fatto. Dopo una notte di intense trattative, riunioni e telefonate, il nome comune di alto profilo non è venuto fuori. I partiti non riescono a uscire dai propri angoli e dall’ottica dei propri interessi personali. Intanto i giorni passano. Al quotidiano online Free.it , Alessandro Campi, politologo dell’Università di Perugia.

Quirinale, politologo Campi a Free.it “Trattativa incartata, partiti dimostrano limiti. Credo che…”

Al quarto giorno di elezioni per il Quirinale, ancora nessuna soluzione per il nuovo Presidente della Repubblica. Alla quarta chiama sfilano schede bianche e astensioni, perché i partiti non trovano un accordo. Si cerca, forse, l’impossibile, con un Presidente che dev’essere super parte ma non un tecnico. E già questo pare un ossimoro. E intanto si continua a dire che i nomi sono ancora tutti in campo. Anche quello di Draghi. In ESCLUSIVA al quotidiano online Free.it , il politologo dell’Università di Perugia Alessandro Campi.

Questa giornata di votazioni però sembra che ancora nulla di fatto lei come interpreta questo immobilismo?

“Non riescono ancora a trovare un nome sul quale accordarsi. Si è capito ormai che le proposte del centro destra sono considerate irricevibili. C’è questa stranezza di un centro sinistra che a sua volta non fa nessun nome. C’è la necessità, a questo punto, di fare proposte concrete sulle quali discutere. Dire che si ha intenzione di votare una personalità di alto profilo vuol dire tutto e niente. Ci mancherebbe altro che si voti una personalità di basso profilo. Il problema è che la trattativa si è incartata”.

Si è incartata su Draghi?

“Se questa personalità di alto profilo dovesse essere Mario Draghi, e come nel gioco dell’oca torniamo alla casella di partenza, va bene. Il punto, però, è che nel frattempo è diventato il candidato di Letta. E se Salvini dovesse convergere su questo nome, avendo per giorni sostenuto che bisogna eleggere un Presidente di centro destra, sarebbe una sconfitta sonora. E credo che per questo, ormai, c’è ferma resistenza a questa soluzione”.

Secondo lei, questa difficoltà la si può interpretare come una incapacità dei partiti?

“Sicuramente i partiti si sono dimostrati non all’altezza del compito e stanno dimostrando tutti i loro limiti. Che, però, sono limiti strutturali. Cioè, non è colpa di nessuno se in questo momento in parlamento ci sono quattro partiti che sostanzialmente si equivalgono e che valgono tutti tra il 18 e il 20%. Non c’è un partito egemone tale da poter prendere da solo la responsabilità di questa scelta. Qui abbiamo una condizione di frammentazione assoluta e di parità assoluta. Chi comanda? Chi da le carte? Questo è un problema strutturale, non te la puoi prendere con qualcuno”.

Forse però i partiti hanno sottovalutato il tema governo, o no?

“Aver intrecciato la partita del Quirinale con la partita del governo è stato un grosso errore. E’ una cosa che non si fa e infatti non era mai stata fatta prima. A un certo punto si è detto che bisognava evitare che la maggioranza che elegge il Presidente della Repubblica fosse inferiore a quella che sostiene il governo. Ma dove sta scritto? La maggioranza presidenziale è una cosa a sé, non deve riflettere la maggioranza di governo. Visto che abbiamo una maggioranza totalmente anomala, che vuol dire? Che dovremmo fare una elezione del presidente mettendo dentro tutti ed escludendo solo Fratelli d’Italia? E’ chiaro che è stato un pasticcio enorme”.

Cioè?

“Se eleggiamo Draghi, chi prende il posto di Draghi? Non solo. Il governo che composizione avrà? Perché l’unità nazionale è stata costruita intorno a Draghi da Mattarella. Poi, chi la garantisce con la stessa forza? Già Draghi negli ultimi due mesi ha faticato non poco. E’ difficilissimo tenere in piedi una maggioranza anomala, che diventerà sempre più tale man mano che ci si avvicinerà alla scadenza elettorale. Quando la legislatura finirà, i partiti avranno bisogno di differenziarsi, di rendersi riconoscibili agli occhi degli elettori. Non si può fare campagna elettorale stando tutti insieme in un governo di unità nazionale. In questa condizione, Giorgia Meloni arriva al 70%”.

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Quirinale, politologo Campi a Free.it “Mattarella bis segnale di fallimento.”

Quirinale, politologo Campi a Free.it “Trattativa incartata, partiti dimostrano limiti. Credo che…”

Si potrebbe creare la situazione  per cui tutti i partiti vanno in ginocchio da Mattarella a chiedergli di restare?

“Non credo, non è quella la situazione. Mattarella non ci starebbe, sarebbe un segnale di fallimento manifesto.  Se non si vuole Draghi, si deve trovare la soluzione intermedia con una figura istituzionale autorevole. E ce ne sono tante. Giuliano Amato, per esempio. Ed è un nome, ma ce ne sono altri. Sempre che si voglia rimanere nel recinto parlamentare. Se si decide di uscirne, ci sono, per esempio, Sabino Cassese, Elisabetta Belloni… Bisogna capire cosa si vuol fare”.

Intanto, si va verso il quarto giorno con astensione e schede bianche.

“In mancanza di accordo, i partiti si danno ancora un giorno per venirne a capo. Per mettersi intorno a tavolo e discutere. Si fa il gioco dei nomi. Disponibili a votare il nome di alto profilo, dicono tutti come un mantra. Benissimo, e chi è?”

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