Respinta ancora una volta la richiesta degli avvocati di Massimo Bossetti, di conoscere il luogo e lo stato di conservazione del dna, ritrovato sugli abiti di Yara Gambirasio.
La Corte d’Assise di Bergamo ha respinto per la terza volta, la richiesta di conoscere lo stato e il luogo di conservazione dei campioni di dna ritrovati sugli abiti di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa nel 2010 e poi trovata morta dopo tre mesi in un campo, nel febbraio 2011.
Questi erano stati confiscati, dopo l’annullamento con il rinvio, disposto dalla Cassazione lo scorso 26 luglio 2021, in relazione alla richiesta degli avvocati di Massimo Bossetti. Il muratore di Mapello condannato all’ergastolo dal 2014, per l’omicidio della ragazza. A renderlo noto i legali di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, durante la trasmissione Iceberg di Telelombardia.
Durante la trasmissione uno dei due avvocati si è espresso molto duramente: “La Corte di Bergamo probabilmente pensa di essere superiore alla Corte di Cassazione, se i principi di questa vengono disattesi. Se pensano che la difesa abbandoni per stanchezza si sbagliano di grosso. Stiamo già lavorando al quinto ricorso. Per noi è fondamentale conoscere questo stato di conservazione affinché si possano fare delle analisi. Ma occorre che questo sia stato conservato a temperatura costante e sotto lo zero. Nello stesso modo in cui era custodito al San Raffaele di Milano“.
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Intanto Massimo Bossetti dal carcere dove è rinchiuso, e da dove si è sempre processato innocente, ha scritto una lettera indirizzata alla trasmissione:”Sono confinato trattenuto dentro a queste mura che ogni giorno mi stanno sempre più strette, continuo a vedere la mia dignità disconosciuta, disprezzata, calpestata e i miei diritti fondamentalmente ignorati e violati“.
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