Ibrahimovic spaventa i tifosi del Milan. In un’intervista al Corriere della Sera lo svedese esce allo scoperto: la confessione.
Zlatan Ibrahimovic, una carriera da vincente, un futuro da leggenda. Si può descrivere così la parabola di un campione, che non vede ancora la fine, ma pensa che potrebbe arrivare: un pensiero che fa di sfuggita, a bassa voce, perché i campioni non si arrendono mai. Qualche volta vincono, altre volte imparano: dai propri errori, dalle attese e da tutti quei particolari che sanno fare la differenza. C’è abituato Ibra ad entrare e risolvere: è lì a posta, nel Milan dove tornare ad alti livelli – a un certo punto – sembrava impossibile.
Non per lui, è arrivato, ha cambiato equilibri e gerarchie e adesso i rossoneri sono tornati ad essere un Diavolo per gli avversari: questione di DNA, o semplicemente carattere. Quelli come Zlatan dividono per unire. Un concetto che lo svedese conosce molto bene e ribadisce sulle pagine del Corriere della Sera, intervistato da Aldo Cazzullo: lui, la possibilità di giocare ancora, quella voglia – mai concretizzata – di andare al Napoli per somigliare a Maradona. Desiderio che gli era venuto guardando un documentario sull’argentino. Di tutto, di più.
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Poi il capitolo sul presente: quello che lo costringe a convivere con pesanti infortuni e lunghi periodi di stop. La differenza – alla sua età, ma guai a ricordarglielo troppo – la fa la consapevolezza e la disciplina: non tirare troppo la corda, ma dirlo a uno che ha fatto il lazzo per anni diventa difficile.
Allora Ibra si piega, ma non si spezza: il tempo lo ferma, lui accetta e riparte. Quando può. L’eterna rincorsa all’immortalità. Almeno sul piano professionale. “Quando soffro gioco meglio”, parole iconiche che sottolineano quanto, oltre il dolore e la sofferenza ci sia la voglia di tornare determinante. Non ha mai smesso di esserlo – tanto per la cronaca – ma la volontà di spingersi oltre è il mordente per chi ormai ha poco altro se non il peso dei ricordi. Le aspettative, almeno quelle, stanno per finire.
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