Per gli avvocati di Schmuel Peleg, nonno materno di Eitan, quando ha portato il bambino a Tel Aviv l’11 settembre scorso, con un volo privato partito da Lugano, non lo ha rapito. e il bambino non si è opposto al viaggio.
Non è stato un rapimento quello di Eitan. Shmuel Peleg, nonno materno del bambino unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, non ha portato via il nipote contro la sua volontà, quando l’ha portato a Tel Aviv l’11 settembre. Non si è trattato, dunque, di un sequestro di persona.
E’ questa la tesi sostenuta, in sostanza, dai legali del nonno, gli avvocati Paolo Sevesi e Sara Carsaniga, davanti al Tribunale del Riesame di Milano. I legali hanno chiesto la revoca dell’ordinanza cautelare, emessa dal gip di Pavia, che ha dato origine al mandato d’arresto internazionale a carico del 58enne, ex militare dell’esercito israeliano.
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Il 30 ottobre scorso il gip di Pavia Pasquale Villani, su richiesta del procuratore Mario Venditti e del pm Valentina De Stefano, ha firmato un’ordinanza di custodia cautelare per il nonno e per un complice, che lavora per la società di sicurezza privata BlackWater. Schmuel Peleg e il complice sono accusati, in concorso con la nonna materna Esther Cohen, di sequestro di persona, sottrazione e trattenimento di minore all’estero e di non aver osservato il provvedimento del giudice tutelare di Pavia, che confermava la zia paterna Aya Biran tutrice legale del piccolo.
Quello che hanno messo in atto, per il gip, è un piano “destinato, dapprima, a eludere ogni possibile investigazione o accertamento da parte delle forze di polizia”. Per farlo hanno prenotato diverse stanze d’hotel, noleggiato diverse auto e riservato voli aerei per confondere i loro movimenti e utilizzato altri stratagemmi, per poi attuare “il rapimento di Eitan con un’azione all’un tempo fulminea e irresistibile”.
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I giudici del Tribunale del Riesame si sono riservati di decidere. Il verdetto è atteso già a partire da lunedì 22 novembre. Nel frattempo è ancora in corso la battaglia legale in Israele. I legali del nonno Peleg depositeranno, forse già oggi, il ricorso davanti alla Suprema Corte d’Israele contro le sentenze di primo e secondo grado che hanno stabilito che Eitan, in base alla Convenzione dell’Aja, debba rientrare a Pavia, con la zia paterna Aya Biran.
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