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Opinioni

COP26, il climatologo Gianmaria Sannino a Free.it: “Ci aspettiamo cose concrete, non chiacchiere”.

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Bianca Senatore

Cop26. A Glasgow i Grandi della terra sono riuniti in un summit per discutere dei cambiamenti climatici. Pesa l’assenza di Brasile, Cina e Russa. Cosa ci si aspetta da questo incontro? La redazione di Free.it lo ha chiesto in esclusiva al climatologo Gianmaria Sannino.

Il commento del climatologo Gianmaria Sannino sulla Cop26 (Foto da Facebook)

A Glasgow, in Scozia, è in corso la XXVI Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la COP26. Fino al 12 novembre, i leader del mondo discuteranno di come riuscire a frenare le emissioni inquinanti e frenare il mutamento climatico in atto. L’incontro è iniziato subito in salita. Cina, Brasile, e Russia non si sono presentate e hanno fatto sapere che non intendono arrivare alla neutralità climatica prima del 2060. L’India addirittura non prima del 2070. E anche su accordi secondari, i Paesi si spaccano. In ESCLUSIVA a Free.it il commento di Gianmaria Sannino, climatologo dell’Enea, l’Ente nazionale per l’energia e l’ambiente.

Dal suo punto di vista, cosa è sta venendo fuori a questa Cop 26 di Glasgow?

“Ci aspettiamo molto di più di quello che finora è stato detto. Abbiamo ascoltato tante belle parole, ma di pratico? Oltre alle dichiarazioni, speriamo che il meeting termini con l’impegno per azioni misurabili. Cioè, speriamo che i Paesi dicano “Ok, vogliamo fare A, B e C. E intendiamo farlo in questo modo, con questi tempi e con questi step intermedi”. Per ora, ripeto, ci troviamo con dei buoni propositi da qui al 2030, 2050…addirittura 2060. Per esempio, hanno parlato di come ridurre del 30% la quota del metano è stata emessa nel 2020, ma come fare? Hanno discusso delle foreste, di limitare al massimo il taglio degli alberi. Benissimo, questo va esattamente nella direzione giusta, perché più foreste vuol dire meno Co2 in atmosfera. Il problema è che la stessa cosa era stata dichiarata anche nel 2014.”

Quindi, vanno bene queste proposte?

“Si a patto che si mettano in pratica e che vengano monitorate anno per anno. Perché è importante anche valutare l’evoluzione dell’impatto di queste misure. Quello che ci aspettiamo, oltre a una lista dei desideri, è un rapporto tecnico. Che ci spieghi le singole Nazioni come realmente vogliono mettere in pratica gli impegni presi.”

Il Presidente cinese XI Jinping non ha partecipato alla Cop26 ma ha inviato un testo scritto. Intanto però, la Cina è ancora il maggior consumatore di carbone al mondo. Cosa ne pensa?

“La posizione della Cina non è un segnale positivo. La Cina è il più grande emettitore di anidride carbonica. Un’apertura verso i tempi della Co26 sarebbe stata molto vantaggiosa per l’intero pianeta. In realtà, quello che preoccupa di più è che Xi Jinping è anche andato all’attacco di Biden. Ha sottolineato che le emissioni statunitensi  sono 8 volte quella della Cina. Biden, tra l’altro, sta cercando di recuperare il tempo perso dopo che Trump è uscito dagli accordi di Parigi.”

Tutto questo che impatto ha sulla discussione?

”Questi attriti tra i due i più grandi emettitori di CO2 non sono utili ai risultati che possono arrivare dalla Cop26. E non aiuta che Paesi come la Russia e il Brasile non si presentino. Ci vogliono molto più dialogo, soluzioni e vie che facciano bene. Il segnale della Cina è negativo. Ha indicato come data limite dell’unità carbonica nel 2060. Quindi, in realtà invece di avvicinare il più possibile la tappa, la sta procrastinando sempre di più.”

E allora?

”Il fatto è che il clima della Terra non aspetta, non attende decisioni geopolitiche. La soluzione è la riduzione drastica di anidrite carbonica e questa riduzione passa soprattutto dalla transizione energetica. Deve cambiare il nostro modo di produrre energia e questo tema ancora non si è sentito lì a Glasgow. Bisogna capire come concretamente passare da una industrializzazione economia basata sul carbone a qualcosa di completamente differente. Per differente intendo il fotovoltaico, l’eolico, ma anche il geotermico. Ormai anche alle energie marine possono dare un grosso contributo alla produzione di energie pulite. Questo è quello cui bisogna lavorare. E sarebbe bello che la Cop26 tirasse fuori qualche proposta in merito.”

Cop26, il climatologo Sannino a Free.it: “No alle schermaglie, il cambiamento è in atto”

Cop26, il climatologo Sannino lancia l’allarme su desertificazioni e uragani

A proposito di schermaglie, anche il brasiliano Jair Bolsonaro non si è presentato a Glasgow alla Cop26. Eppure, è il principale artefice delle recenti devastazioni dell’Amazzonia.

“Questo genere di politica non serve a niente. Come dicevo prima, il nostro pianeta non sta a guardare a cosa fa Bolsonaro, se va o non va. Questo del cambiamento climatico è un problema grave che già noi dobbiamo affrontare. Ma soprattutto lo dovranno affrontare i nostri figli, nipoti e pronipoti. Si troveranno a dover vivere in un clima completamente differente. Sia da quello che abbiamo conosciuto noi sia da quello che stiamo imparando a conoscere oggi. Dovranno gestire situazioni molto complicate. Non abbiamo una grossa scelta, sappiamo qual è il problema, sappiamo come risolverlo. Non agire è folle e fa male a tutti noi. La scelta di Bolsonaro, come degli altri, non è illuminata, è sintomo di menefreghismo nei confronti di tutti, anche della sua popolazione.”

A proposito degli effetti concreti del cambiamento climatico. Abbiamo assistito al primo uragano mediterraneo. Cosa dobbiamo aspettarci?

“Ci aspettiamo una tropicalizzazione del Mediterraneo. Si andrà verso una diminuzione generalizzata delle piogge, con un processo di desertificazioni che colpirà Sicilia e Sardegna e via via risalirà verso la penisola. Ma ci sarà, contemporaneamente, anche l’aumento di fenomeni estremi come uragani e tifoni, con incredibili e violente precipitazioni. Sarà necessario capire come razionalizzare l’acqua, come adattare la nostra agricoltura. E come cercare di riorganizzare i territori che saranno più soggetti a ondate tremende di calore. Come quella di agosto a Siracusa, quando la temperatura è stata di 48,8° C, record europeo degli ultimi 100 anni. Cominciamo a pensare a come adattarci. Anche se nella migliore delle ipotesi dalla Cop26 uscirà da cilindro la soluzione per la riduzione, comunque orami il clima è diverso. Dobbiamo quindi, da un lato limitare al massimo le emissioni, e dell’altro cominciare a prepararci agli inevitabili cambiamenti cui andremo incontro.” 

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