Caso Morisi: si apre la pista del possibile ricatto. L’ex spin doctor di Salvini è indagato per cessione di stupefacenti: avrebbe dato un flacone di Ghb a due ventenni romeni. Ragazzi con cui avrebbe trascorso circa 12 ore all’interno della sua cascina di Belfiore. L’ex guru social della lega ha dichiarato di voler parlare. “E’ pronto a chiarire la sua posizione”, le parole del suo legale.
Caso Morisi: prende corpo l’ipotesi ricatto. L’ex guru social leghista è stato iscritto nei giorni scorsi nel registro degli indagati a Verona per detenzione e cessione di stupefacenti, dopo l’incontro con due giovani escort romeni la notte tra il 13 e il 14 agosto. Morisi ha dichiarato di non aver ceduto il flacone contenente Ghb ai due modelli. E sarebbe pronto a parlare per chiarire la sua posizione.
Uno dei punti sul quale ancora non è stata fatta chiarezza è per quale motivo Petre, il ragazzo che ha dichiarato di essersi sentito male quella notte, abbia chiamato i Carabinieri al posto dell’ambulanza. “Ci hanno fatto un furto”, le parole del giovane al telefono. L’ipotesi è che la fuga dei ragazzi dalla cascina di Belfiore sia dipesa da un problema di soldi. Morisi non avrebbe versato i 1.500 euro da saldare per un non precisato problema con la carta di credito.
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Come riporta Repubblica, emergono ulteriori dettagli sulla vicenda. I due escort sarebbero noti per una particolarità. A un certo punto delle serate chiedono più soldi di quelli pattuiti, e in caso di rifiuto minacciano di chiamare la polizia, o comunque di rovinare la vittima pubblicamente. Ciò che ancora rimane da chiarire è perchè Morisi si sia fidato di due giovani, come riportato da varie fonti, conosciuti poche ore prima su un sito di incontri a pagamento.
Stando a quanto raccontato da Petre, sarebbe stato l’ex guru social di Salvini a contattare Alexander, l’altro ragazzo presente all’incontro a tre nella sua casa di Belfiore, vicino Verona. E sarebbe stato lo stesso Alexander a presentare Petre a Morisi, via chat.
La questione principale rimane comunque chi abbia fatto uscire la notizia a pochi giorni dalle votazioni comunali, creando scompiglio nella coalizione di centro-destra. Nonostante sia una vicenda risalente ad agosto. La procuratrice Angela Barbaglio ha tenuto a precisare che sia dalla Procura di Verona sia dai Carabinieri non è trapelato mai nulla: la denuncia risale al 14 agosto e pertanto viene considerato “fatto antico”.
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